Cultura di Ozieri. 3400 – 2700 a. C.
La cultura di Ozieri prende il nome dalla grotta di S. Michele, nel comune di Ozieri, nella quale sono stati ritrovati i primi reperti ascrivibili a questa cultura.
E’ molto probabile che sia la naturale evoluzione della cultura di Bonu Ighinu, a differenza di quest’ultima, però, è diffusa in gran parte dell’isola, dal nord al sud: “Gli stessi ideali, le stesse credenze, la stessa arte civile funeraria, unite alle stesse tradizioni ci pongono difronte a una nazione” (Sergio Atzeni).
L’affermarsi dell’agricoltura determina un cambiamento di vita radicale, la caccia passa in secondo piano e gli animali domestici sono parte integrante della vita del clan. Il progredire dell’agricoltura porta all’invenzione di arnesi da lavoro rifiniti e sofisticati e utensili quali: macine, pestelli e vasellame di diverse forme e per diversi usi. La vita sedentaria porta al nascere di veri e propri villaggi, la società è divisa in clan e tribù e la vita sociale è regolata da un codice prettamente tradizionale.
Il sistema di vita stanziale permette il nascere di prime forme di artigianato soprattutto per quanto riguarda la produzione di ceramiche e di utensili di ossidiana, armi comprese.
La cultura di Ozieri, o di San Michele, si caratterizza per:
- Una ceramica rifinita;
- Il culto della dea madre;
- Il culto dei morti con la costruzione di tombe ipogeiche;
Negli scavi del 1914 e, successivamente, in quelli del 1949, nella grotta di San Michele sono stati ritrovati vasi lavorati in maniera egregia con incisi motivi geometrici colorati di rosso. I reperti ritrovati sono vari e diversificati: tazze carenate, vasi a cestello, ciotole, vasi biconici. La ceramica presenta decorazioni con motivi incisi, decorati con l’ocra, o messi in rilievo con pasta bianca. Le decorazioni presentano motivi a cerchi, spirali, festoni, stelle e figure umane.
Il culto alla dea madre è al centro della vita religiosa dell’uomo di Ozieri, essa è datrice di vita, ma anche artefice del destino dell’uomo. Nella fase centrale della cultura di Ozieri, detta alogena, il culto alla dea è affiancato da quello per il dio toro, segno di virilità e procreazione. Simboleggiano rispettivamente la parte materna, lunare, e la parte paterna, solare, della natura. La dea madre e il dio toro sono rappresentati, nei luoghi di sepoltura, con dei cerchielli o spirali la prima e con le protomi taurine il secondo. La dea madre è rappresentata in forma stilizzata, rispetto alla cultura di Bonu Ighinu le forme vengono appiattite e assumono un aspetto cruciforme.
Una religiosità viva porta alla credenza della vita oltre la morte e al conseguente culto dei morti che si manifesta nella costruzione di imponenti necropoli ipogeiche. Le tombe vengono scavate nella roccia, formate da molte camere che si possono raggiungere attraverso un lungo corridoio all’aperto (dromos) che culmina in un atrio. Prima di essere deposti nelle tombe i corpi venivano fatti scarnificare, l’inumazione era accompagnata da un corredo funerario, tutto ciò che poteva essere utile al defunto nella nuova vita.
La cultura di Ozieri si caratterizza anche nella costruzione di strutture megalitiche.