Gli antichi sardi, il popolo dei nuraghi soprattutto, non sono mai stati visti dagli studiosi come un popolo di navigatori. I motivi sono molteplici, in primo luogo la pesca non ha una grande tradizione presso le popolazioni costiere, mentre la Sardegna presenta una veste più agro-pastorale, non sono rimaste tracce archeologiche di porti che potessero servire da approdo per le navi e nemmeno relitti che potessero far passare a una “flotta” nuragica. Obiezioni alle quali è facile rispondere: le varie invasioni di popoli venuti dal mare, fenici e romani in primo luogo, hanno spinto le popolazioni costiere verso l’interno per non essere sopraffatte dagli invasori e le eventuali pietre utilizzate per la costruzione di porti possono essere state utilizzate dai popoli che hanno invaso la Sardegna in epoche successive. In realtà qualche traccia i nuragici navigatori l’hanno lasciata: a Capo Figari, vicino a Golfo Aranci, Capo Comino, nei pressi di Siniscola, e anche davanti alle coste di Nora sono state ritrovate delle ancore di pietra del peso di più di 100 Kg. che dovevano essere equipaggiate in navi di 15 m. circa. Nei pressi di Alghero, a Cala del Vino è stato identificato un porto”naturale” del quale potevano servirsi i nuragici, in questo sito sono stati individuati dei massi forati e delle rocce a forma di bitta.
Le navicelle nuragiche fanno parte di quella serie di manufatti in bronzo che prendono il nome appunto di “bronzetti nuragici”, databili tra il IX e il VI se. a. C. Sono delle sculture che rappresentano in maniera mirabile piccole imbarcazioni, provviste quasi sempre di un albero centrale e di protomi taurine sulla prua, finemente lavorate presentano dei motivi che sono quasi un ricamo e hanno le proporzioni di una vera e propria imbarcazione. Sono stati ritrovati circa 250 esemplari di navicelle nuragiche nei nuraghi sparsi in tutta l’isola, una piccola percentuale di queste è stata ritrovata in siti funerari. Alcuni studiosi ritengono questi oggetti delle lampade votive o ex-voto, offerti alla divinità per grazia ricevuta, altri pensano che potessero essere dei contenitori di oli rituali o profumati. L’unica cosa certa è che questi oggetti avevano un grande valore simbolico per il popolo dei nuraghi. Sicuramente chi realizzava queste splendide sculture conosceva bene l’arte della costruzione delle imbarcazioni e della navigazione, questo perché le navicelle, come detto, mantengono le proporzioni e hanno tutti quegli elementi propri delle navi in grandezza naturale. Le navicelle, anche nelle foto, fanno pensare immediatamente a delle navi in miniatura per questo e per le testimonianze trovate in alcuni manoscritti egizi, altri studiosi pensano che in realtà siano state realizzate da un popolo di navigatori, anche perché non avrebbe avuto senso usare questi oggetti a scopo religioso e rituale se non avessero fatto realmente parte della vita sociale ed economica del popolo delle torri.
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