Il percorso è organizzato in quattro momenti espositivi.
Nella Sala degli strumenti da lavoro sono esposti gli attrezzi per il lavoro dei campi e per la lavorazione del grano e della farina con cui un tempo, ma in molti paesi ancora oggi, si produceva in casa il pane.
Nella Sala dei pani quotidiani sono esposte tutte quelle produzioni di consumo quotidiano in Sardegna, le quali, pur non avendo il rilievo rituale e simbolico del pane delle feste, assumono importanza primaria per la loro posizione centrale nella dieta locale.
Nella Sala dei pani del ciclo della vita i protagonisti sono quei pani che accompagnavano tradizionalmente i momenti più importanti della vita dell’uomo, come la nascita, il matrimonio e la morte.
La Sala dei pani del ciclo dell’anno, infine, dà rilievo alle produzioni che tradizionalmente venivano portate in tavola in occasione di momenti particolari dell’anno agrario, come il capodanno (il periodo della semina) o la trebbiatura oppure in occasione delle feste patronali, che spesso erano legate al calendario agricolo. ( a cura del Museo del pane rituale di Borore)
Folklore
Possiamo dire che ogni paese della Sardegna, dal più piccolo al più grande, ha un costume tradizionale ricco e variopinto oltre che balli e canti particolari, il canto a tenore è stato nominato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Una leggenda sarda: Mammuscone | VIDEO
A Cossoine, nel Logudoro, c’è una voragine detta Mamuscone. Una leggenda racconta che in questa voragine trovavano la morte gli anziani del paese che, quando non si sentivano più in forze, si facevano accompagnare a “Mamuscone” dove mettevano fine ai loro giorni. In realtà questa leggenda è presente in molti luoghi della Sardegna, in ogni paese si racconta di vecchi accompagnati nei pressi di voragini o rupi per essere buttati giù perché non più utili alla comunità, ma, nel racconto in questo video, si comprende come la saggezza sia fondamentale per la crescita di un popolo.
Il video è a cura di Sardiniaislandit.
I sardi e il mare : opportunità o freno?
Nel 1982, al largo delle coste turche, un pescatore d spugne ha scoperto un relitto risalente al XIV sec. A. C. Il relitto ha restituito un carico, quasi intatto, di valore inestimabile, i reperti più interessanti, per la nostra storia, sono dei lingotti di rame che presentano lo stesso marchio di altri trovati in Sardegna, una statuina del dio Bes, venerato anche nell’isola, armi simili a quelle conservate nei più importanti musei sardi e dei gusci di uova di struzzo usati come contenitori, simili ad altre rinvenute nei siti sardi.
L’unica cosa che pare certa è che il relitto non sembra appartenere alla flotta egizia, che sia, allora, una nave degli antichi sardi?
Chiunque abbia letto negli anni scorsi qualcosa sulla storia della Sardegna preistorica ha potuto constatare come il popolo sardo, il popolo nuragico, sia stato descritto come un popolo che ha vissuto nell’isolamento, chiuso in se stesso, incapace di muoversi al di fuori della sua terra. La realtà, però, comincia ad apparire diversa, recenti studi hanno dimostrato come altamente probabile il fatto che in Sardegna potesse esistere una vera e propria “marineria”.
L’indizio più importante, a sostegno di questa tesi, viene dalla diffusione dell’ossidiana proveniente dal Monte Arci e dall’Isola di sant’Antioco nelle coste meridionali della Francia, nel nord Europa fino al Danubio e in alcune località costiere della Puglia. Attraverso studi comparati si è arrivati alla conclusione che i vari manufatti in ossidiana ritrovati in questi siti sono stati realizzati con ossidiana proveniente dalla Sardegna. Si può ipotizzare che solo i sardi, in quell’epoca, fossero in grado di spostarsi per il mare e commerciare i loro prodotti. Oltre all’ossidiana sono state esportate anche le tecniche di costruzione dei nuraghi, ricordiamo la fortezza nuragica che si trova a El -Ahwat, in Palestina. Altro indizio può essere dato dalla tecnica di lavorazione della ceramica, in special modo quella denominata “campaniforme” che fiorisce contemporaneamente in Sardegna e in alcune regioni dell’Europa continentale. Nei dipinti trovati in alcune tombe di Tebe, dove sono raffigurati i guerrieri Shardana, sono state riprodotte delle spade denominate a “sezione triangolare” di forgia sarda. Queste armi, individuate anche i Spagna, in Puglia, a Creta e in Israele, possono essere arrivate in questi luoghi solo via mare. L’insularità, perciò, non ha impedito ai sardi di muoversi fuori dai confini geografici, anche perché, nel periodo nuragico, visto quello che hanno prodotto, probabilmente i sardi erano in grado di muoversi abilmente lungo le rotte del Mediterraneo. Naturalmente non tutti gli studiosi sono concordi con questa “teoria” . Molto c’è da scoprire sulla nostra storia e la vicenda dei giganti di Mont’e Prama ci insegna come, per mancanza di fondi e di volontà politica, si trascuri un patrimonio storico inestimabile e si creino vuoti di conoscenza e di comprensione.